Quando la soluzione è il problema

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tentata soluzione
26 Giugno 2020

Facciamo spesso questo errore: quando ci accorgiamo che quello che stiamo facendo non funziona e non raggiunge i risultati sperati, allora, invece di mettere in atto qualcosa di diverso, continuiamo a fare la stessa cosa con più forza e più impegno di prima!

 

Un esempio potrebbe essere quello del tentativo di controllare l’ansia prima di parlare in pubblico: più cerchiamo di controllarla, più l’ansia cresce. O l’impegno ad addormentarsi durante una notte in cui non riusciamo a dormire: più ci impegniamo, meno sarà probabile prendere sonno.

 

Attenzione: questo meccanismo funziona nella relazione con noi stessi, nelle relazioni con gli altri ed anche nell'economia, nella politica…

Questi tentativi di soluzione hanno in comune l’esito di trasformare una difficoltà iniziale, che poteva essere facilmente superata, in un vero problema.

Tentate soluzioni

 

Far coraggio ad una persona depressa ed invitarla a reagire ha spesso un esito simile: quanto più cresce l’impegno nel fare coraggio, tanto più la persona depressa si difenderà da questi inviti e si chiuderà in se stessa.

In alcuni casi, abbiamo visto questo meccanismo operare su larga scala, coinvolgendo milioni di persone:

  • Il proibizionismo negli Stati Uniti (1919-1933), nato con il fine di tutelare la salute pubblica, trasformò il problema della diffusione dell’alcolismo in un problema molto più grande, facendo la fortuna di Al Capone e moltiplicando quegli aspetti negativi che si volevano combattere.

  • La corsa agli armamenti durante la guerra fredda: USA e URSS, in quegli anni, vedevano nell'armamento degli avversari una ragione di insicurezza e finivano per risolvere la questione armandosi di più. Naturalmente, l’avversario rispondeva armandosi di più a sua volta, quindi il problema non si era risolto, ma si era rafforzato.
  • Le crisi economiche: allo scopo di diminuire gli effetti della crisi si cerca di spendere di meno, ma le minori spese alimentano la crisi che si voleva risolvere.

Le soluzioni che hanno tentato per risolvere l'impasse,  in realtà sono il problema.

Assomigliano a due marinai che si sporgono all'indietro ciascuno su un lato di una barca a vela per renderla stabile: quanto più uno si sporge fuoribordo, tanto più l'altro deve sporgersi all'indietro sul lato opposto per compensare l'instabilità che l'altro ha provocato nel tentativo di stabilizzare la barca, mentre la barca di per sé sarebbe perfettamente stabile senza i loro sforzi acrobatici di stabilizzarla.

Spesso le nostre “tentate soluzioni”, in realtà, sono il problema, e innescano circoli viziosi come quello descritto. E l’aspetto più critico è che spesso non ci si rende conto di tutto ciò, anzi reputiamo i nostri comportamenti “ reazioni naturali” alla situazione.

 

Potete leggere l'intero articolo su www.pragmatica-mente.com

Remare più forte non serve se la direzione è sbagliata
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