Idee e relazioni per diffondere la diversità culturale: i risultati del workshop

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workshop terra di tutti art festival
09 Luglio 2015

Possiamo trovare nuovi modi per comunicare la diversità culturale? Il workshop di martedì scorso in Urban Center è partito anche da questa domanda.
Erano presenti una trentina di persone: da una parte i promotori del bando per progetti di comunicazione di Terra di Tutti Art Festival, e dall’altra alcuni dei soggetti attivi in città sui temi dell’intercultura e della comunicazione. Si voleva diffondere il bando, stimolare collaborazioni e avviare un confronto su come comunicare con efficacia i temi dell’integrazione, dello sviluppo e delle migrazioni, come richiesto dal bando (in scadenza il 20 luglio).

Il bando è la prima attività del progetto Amitie Code, progetto europeo di educazione allo sviluppo promosso e coordinato dal Comune di Bologna, e ha l’obiettivo finale di coinvolgere la comunità nella costruzione di una campagna comunicativa condivisa. La strada per questo percorso è già aperta, come hanno testimoniato le presentazioni del Centro Zonarelli e della campagna Bologna Cares.
A questo punto ci siamo presi un’intensa ora di lavoro collettivo per raccogliere informazioni e contributi su quattro temi / questioni.

Come racconteresti i temi del bando (migrazioni, sviluppo e diritti umani)? Hai in mente degli esempi che ritieni interessanti?
Non vanno tralasciati formati e strumenti adatti al web, lo hanno consigliato molti dei partecipanti, citando video web, contenuti virali e in generale un uso attento dei social media. Altri hanno consigliato di impiegare le storie e i percorsi dei migranti, ma anche i dati e le informazioni relativi al fenomeno, in modo da fornire una prima base informativa per chi è interessato a nuovi modi di raccontare il tema. In ogni caso per tutti è fondamentale diffonderlo in maniera capillare, coinvolgendo le associazioni di immigrati e gli enti del territorio, oltre ai soggetti che sono già impegnati su questi temi.

Cosa puoi fare per promuovere il festival e il bando (contatti, comunicazione, eventi, etc.)?
Tutti i partecipanti si son detti disponibili a diffondere il bando sui propri social media, e qualcuno anche tramite newsletter. Alcuni hanno detto che ne parleranno direttamente ai propri contatti e conoscenti, usando il passaparola e in generale una comunicazione dedicata, che dia stimoli puntuali rispetto a bisogni e attività

Chi dei tuoi partner e contatti vorresti che partecipasse al festival e al bando?
Al di là dei nomi, i partecipanti hanno espresso il desiderio che al bando partecipino associazioni di migranti ed enti, non solo associazioni già consolidate. Alcuni soggetti sono stati segnalati da più partecipanti (Cantieri Meticci, Next, Amiss, Università di Bologna e Centro Zonarelli), e accanto ai soggetti già attivi nel settore (Mondo Donna, Next, Bandiera Gialla, Yoda, etc.) sono stati citati soggetti che escono dal solito ambito dell’intercultura e delle migrazioni, come la Casa delle Donne, il Cassero, le Serre dei Giardini, Love Difference, Distribuzioni dal Basso, SMK produzioni, Kinodromo, D.E.R Documentaristi Emilia-Romagna. Rispetto alla possibilità che il bando generi nuove collaborazioni, si tratta di indicazioni molto preziose!

Come comunicheresti la diversità culturale attraverso il festival? Quali sono gli errori da evitare?
Il lavoro su modalità ed errori ha generato un confronto molto interessante tra chi era presente in sala.
Alcuni hanno consigliato di arricchire i registri narrativi, usando di più l’ironia e la provocazione. Oltre ai toni, si possono anche impiegare (molti anche in città già lo fanno) nuovi formati come installazioni, performance, dirette radiofoniche, visite guidate e percorsi di scoperta del cibo e degli spazi di chi arriva o è arrivato a Bologna come migrante o rifugiato.
Che cosa raccontare però? I temi proposti si tengono insieme per il bisogno di stimolare l'empatia e avvicinare le esperienze: per questo può essere utile dare spazio al valore delle identità individuali, alle storie e ai percorsi, ai bisogni e alle emozioni. Su questo alcuni hanno suggerito di sviluppare proposte che facciano incontrare persone con background diversi, magari ricorrendo al cibo e agli abiti come strumenti per veicolare i messaggi.
Sugli errori da evitare sono emersi diversi punti di vista: principalmente il ricorso a toni drammatici e ai pietismi, e l’impiego degli stereotipi relativi alla migrazione e alla diversità culturale. Tanti hanno anche ricordato che è importante usare prospettive e punti di vista non solo europei, per costruire una narrazione che renda la ricchezza delle esperienze e delle percezioni. Altri ancora hanno ricordato l'importanza di tenere conto di tutte le percezioni: per una parte di popolazione l’immigrazione è un elemento critico, che genera paure di cui è importante tenere conto, magari per costruirci sopra narrazioni e messaggi che possano confutarle.
In diversi interventi è stata sottolineata l’importanza di evitare parole come extracomunitario, straniero, diverso, magari ricorrendo a nuove espressioni, più attuali e inclusive, come ‘cittadino metropolitano’.
Una comunicazione efficace deve coinvolgere anche chi non frequenta il festival, rivolgendosi quindi a nuovi pubblici oltre agli addetti ai lavori e alle persone che sono già sensibili a questi temi.

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